mercoledì 5 dicembre 2007

Ciao Dante

Il Dante di cui parlo non è il Divino Commediante ma Dante Isella, uno degli ultimi grandi filologi italiani.

Sono e resto un filologo, non un pubblicitario del cappero.

Spesso me ne dimentico, ma la verità è che ho passato cinque anni accanto ai libri di Dante Isella, a quelli di Gianfranco Contini, Maria Corti, D'arco Silvio Avalle, Cesare Segre, tutti amanti veri della letteratura e della parola, maestri grandiosi. Mai critici letterari - categoria che detesto - ma artisti loro stessi, grazie ad un rigore che definirei scentifico e ad un potere d'astrazione senza uguali.

Non so se avete visto Benigni l'altra sera. Dopo la sviolinata anti-politica, ha parlato dell'Italia come ormai non si fa più, come il paese "padre" della modernità, l'unico paese dove Dante poteva creare l'opera universalmente considerata "IL" capolavoro. Senza l'Italia dei Comuni e del Rinascimento neanche Shakespeare sarebbe mai esistito.
Dante Isella e gli altri grandi filologi amavano quest'Italia e gli uomini che hanno scritto per lei.

1 commento:

LaMile ha detto...

mi inchino di fronte al tuo post...
non sono un'esperta di filologia, e come linguista l'ho sempre considerata la sorella "maggiore", un po' datata...però ammetto che di una certa Italia non se ne parla mai!
non si parla mai del fatto che sono davvero pochi gli intellettuali italiani nel mondo, eccetto per Dario Fo (e sappiamo bene quante polemiche all'assegnazione del Nobel, manco a dire, grazie, facciamo solo figure di merda e almeno uno ci salva la faccia!) e per Umberto Eco (intervistato dal Time la settimana scorsa), che in quanto semiologo non posso che adorare!
Sono convinta, infatti, che la decadenza di un paese si misura anche in base alla sua scarsa capacità di produrre cultura!
Grande gipo!

ps: concordo con il disprezzo per la critica letteraria!